di Fabiana Iacozzilli
con Marta Meneghetti, Roberto Montosi
scene Fiammetta Mandich
realizzazione body suit Makinarium (special – visual – effects)
luci Luigi Biondi, Francesca Zerilli
suono Hubert Westkemper
fonico Jacopo Ruben Dell’Abate
collaborazione ai costumi Davide Zanotti, Anna Coluccia
collaborazione artistica Lorenzo Letizia, Luca Lotano, Ramona Nardò
aiuto regia Francesco Meloni
assistente alla regia Cesare Santiago Del Beato
assistente alla drammaturgia Carola Fasana
foto di scena Manuela Giusto
un ringraziamento a Giorgio Testa
produzione CrAnPi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Fondazione Sipario Toscana, Carrozzerie | n.o.t
con il contributo di Regione Lazio – Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili – Area Spettacolo dal Vivo
con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo, Periferie Artistiche Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio, ATCL Circuito multidisciplinare della Regione Lazio per Spazio Rossellini
con il supporto di Nuovo Cinema Palazzo, Labirion Officine Trasversali
si ringraziano Beatrice Fedi, Olga Galieri, Paola Sambo, Luana Provenziani, Gaia Clotilde Chernetich, Gianmarco Vettori, le donne del progetto Dentro la visione, gli artisti che hanno partecipato al laboratorio Labirion, le donne e gli uomini che abbiamo intervistato
Dopo il successo de La classe_un docupuppets per marionette e uomini, Fabiana Iacozzilli debutta (21 settembre ore 19.00, Teste dei Soppalchi – Venezia) in prima nazionale alla Biennale Teatro 2020 diretta da Antonio Latella, con Una cosa enorme, il nuovo spettacolo che vede protagonisti i performer Marta Meneghetti e Roberto Montosi. Le scene portano la firma di Fiammetta Mandich, le luci quelle di Luigi Biondi e Francesca Zerilli, mentre il suono è curato da Hubert Westkemper (premio Ubu 2019 per La classe). Lo spettacolo è prodotto da Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello Centro di Produzione Teatrale, Fondazione Sipario Toscana-Centro di Produzione teatrale, Carrozzerie | n.o.t.
In scena una donna con una pancia enorme e un fucile in mano. Si muove nel suo spazio fatto di pochi oggetti tra i quali riesce ancora a essere se stessa: un frigorifero, una macchina del gas, una poltrona, una pianta morta. Sul fondo della scena intravediamo un cumulo di “roba”. La donna è in costante e paranoico ascolto di una minaccia che incombe dall’alto. Questa nostra donna è incinta da un tempo indefinito e da un tempo infinito cerca di tenere dentro di sé il proprio pargolo, di non metterlo alla luce, o meglio, di impedirgli di venire al mondo.
Le immagini che vediamo fanno parte di un incubo o sono solo una proiezione delle paure incancrenite nella sua mente? Probabilmente siamo in uno spazio dell’anima, in uno spazio in cui l’anima gesticola e ci fa interrogare sulla nostra condizione di donne e uomini perennemente in bilico tra il voler essere genitori e il rimanere figli, ma anche su un’altra questione: nel momento in cui diamo la vita a qualcuno lo stiamo forse condannando alla morte?
Dichiara Fabiana Iacozzilli: “Questo spettacolo risponde a un bisogno puramente egoistico di fare luce, ed è costantemente in bilico tra il desiderio e il rifiuto di procreare. Le domande che mi muovono e intorno alle quali mi interrogo sono: ‘perché ho così tanta paura di mettere al mondo un figlio?’, ‘perché ho così tanta paura di dire che non voglio mettere al mondo un figlio?’ e ‘perché oggi mi devo vergognare se sono una donna senza figli, abbassare lo sguardo se non sono genitrice?’ E così in un’età ormai avanzata, mentre le domande che mi pongo sono queste, mi ritrovo a constatare che mia madre ottantaduenne, così vicina alla sua dipartita e nel pieno di una demenza senile avanzata, ha un’incontinenza urinaria importante e mentre mi domando quando e come potrò riuscire a metterle il pannolone, comprendo che ho comunque un ruolo di genitrice da assolvere. Quella spinta tristemente umana che ci porta a essere genitori dei nostri genitori.“
Fabiana Iacozzilli, regista-drammaturga che porta avanti un lavoro di ricerca improntato sulla drammaturgia scenica e sulle potenzialità espressive della figura del performer collabora dal 2013 con Cranpi e il Teatro Vascello di Roma e dal 2017 con Carrozzerie N.O.T. Nel 2002 si diploma come regista presso l’Accademia “Centro internazionale La Cometa” dove studia tra gli altri con N. Karpov, N. Zsvereva, A. Woodhouse. Dal 2003 al 2008 è regista assistente di P. Sepe e assitente di Luca Ronconi e nel 2008 fonda la compagnia Lafabbrica della quale diventa direttrice artistica. Nel 2011 viene selezionata per partecipare al DIRECTOR LAB, progetto internazionale organizzato dal LINCOLN CENTER (Metropolitan di New York). Dallo stesso anno diventa membro del LINCOLN CENTER DIRECTORS LAB. Tra i suoi spettacoli: “Aspettando Nil” con il quale vince l’Undergroundzero Festival di New York; “La trilogia dell’attesa” vincitrice del Play Festival (Atir e Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa); “Da soli non si è cattivi”. Tre atti unici dai racconti di T. Tomasulo e “La classe_un docupuppets per marionette e uomini” che vince il bando di residenze interregionali CURA 2018, debutta in prima nazionale a Romaueropa Festival 2018 e vince il Premio In-Box 2019, il Premio della Critica 2019 e ottiene quattro nomination UBU 2019: miglior spettacolo, migliore regia, miglior scenografia, miglior progetto sonoro (vinto da Hubert Westkemper).
Prezzi intero € 26, ridotto over 65 €19, ridotto under 26 €16, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it