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DEBUTTO: 21 settembre, Biennale Teatro 2020

UNA COSA ENORME

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di Fabiana Iacozzilli

con  Marta Meneghetti, Roberto Montosi
scene  Fiammetta Mandich
realizzazione body suit  Makinarium (special – visual – effects)
luci  Luigi Biondi, Francesca Zerilli
suono  Hubert Westkemper
fonico  Jacopo Ruben Dell’Abate
collaborazione ai costumi  Davide Zanotti, Anna Coluccia
collaborazione artistica  Lorenzo Letizia, Luca Lotano, Ramona Nardò
aiuto regia  Francesco Meloni
assistente alla regia  Cesare Santiago Del Beato 
assistente alla drammaturgia  Carola Fasana
foto di scena  Manuela Giusto

un ringraziamento a  Giorgio Testa

produzione  CrAnPi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Fondazione Sipario Toscana, Carrozzerie | n.o.t     
con il contributo di  Regione Lazio – Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili – Area Spettacolo dal Vivo
con il sostegno di  Teatro Biblioteca Quarticciolo, Periferie Artistiche Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio, ATCL Circuito multidisciplinare della Regione Lazio per Spazio Rossellini

con il supporto di  Nuovo Cinema Palazzo, Labirion Officine Trasversali

si ringraziano Beatrice Fedi, Olga Galieri, Paola Sambo, Luana Provenziani, Gaia Clotilde Chernetich, Gianmarco Vettori, le donne del progetto Dentro la visione, gli artisti che hanno partecipato al laboratorio Labirion, le donne e gli uomini che abbiamo intervistato

Note di Regia

In scena una donna con una pancia enorme.
Si muove nel suo spazio fatto di pochi oggetti tra i quali riesce ancora a essere se stessa: un frigorifero, una macchina del gas, una poltrona, una pianta morta. La donna è in costante e paranoico ascolto di una minaccia che incombe dall’alto. 
È incinta da un tempo indefinito e da un tempo infinito cerca di tenere dentro di sé il proprio pargolo, di impedirgli di venire al mondo. La donna sa che nel momento in cui il/la bambin_ nascerà nulla sarà più come prima e allora trattiene e ritarda l’evento. Sì, lo trattiene ma per vivere che cosa di altro? Cosa ha paura di perdere e quindi di scoprire di se stessa? 
Siamo in uno spazio dell’anima, in uno spazio in cui l’anima gesticola e ci fa interrogare sulla nostra condizione di donne e uomini perennemente in bilico tra il voler essere madri e padri e il restare figli_, ma anche su un’altra questione: nel momento in cui dai la vita a qualcun_ lo stai più semplicemente condannando alla morte?
«Nel corso del processo artistico che mi ha portato a Una cosa enorme – come già avvenuto nel mio precedente lavoro La Classe – ho intervistato donne e uomini, conosciuto le loro storie e i loro dubbi, mi sono nutrita della ricerca condotta dalla sociologa Orna Donath e delle parole di Sheila Heti che nel suo diario intimo Maternità si pone la domanda “dovrei fare un_ figli_?” e, in un gioco feroce di autoanalisi e messa in discussione di sé, cerca di ponderare la scelta fino ad arrivare a una frase che ha illuminato anche la mia ricerca artistica “se voglio figli o meno è un segreto che nascondo a me stessa: è il più grande segreto che nascondo a me stessa”.
È stato a quel punto che ho pensato che la donna del mio spettacolo – che poi è ovvio che sono io – forse si stava interrogando sulla sua capacità di riuscire a prendersi cura.
Credo che alla fine lo spettacolo sia diventato un oggetto emotivo che s’interroga sulla paura e sul desiderio dell’abbandonare se stessi alla cura di un altro essere umano che sia un padre o un_ figli_ non importa, che s’interroga su una questione che appartiene a ogni donna, alla sua condizione esistenziale e che ha a che fare con una domanda semplice ma per niente consolatoria: “forse, alla fine, si è madri comunque?”»
                                                                                                   Fabiana Iacozzilli

Fabiana Iacozzilli, regista-drammaturga che porta avanti un lavoro di ricerca improntato sulla drammaturgia scenica e sulle potenzialità espressive della figura del performer collabora dal 2013 con il Teatro Vascello di Roma e dal 2017 con Cranpi e Carrozzerie | n.o.t. Nel 2002 si diploma come regista presso l’Accademia “Centro internazionale La Cometa” dove studia tra gli altri con N. Karpov, N. Zsvereva, A. Woodhouse. Dal 2003 al 2008 è regista assistente di P. Sepe e Luca Ronconi, nel 2008 fonda Lafabbrica, compagnia della quale è direttrice artistica dal 2008 al 2018. Nel 2011 viene selezionata per partecipare al DIRECTOR LAB, progetto internazionale organizzato dal LINCOLN CENTER (Metropolitan di New York). Dallo stesso anno diventa membro del LINCOLN CENTER DIRECTORS LAB. Tra i suoi spettacoli: Aspettando Nil con il quale vince l’Undergroundzero Festival di New York; La trilogia dell’attesa, vincitrice del Play Festival (Atir e Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa); Quando saremo grandi!, finalista Premio Scenario 2009; Da soli non si è cattivi. Tre atti unici dai racconti di Tiziana Tomasulo; La classe; Una cosa enorme. Nel 2021 è stata una dei tre registi coinvolti nel progetto Incroci, nato dal dialogo tra tre realtà nazionali che coinvolgono migranti: Teatro Magro-Mantova, Asinitas-Roma e Babel Crew/Progetto Amunì-Palermo.