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dal 4 al 9 marzo
dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

EDIPO RE

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di Sofocle
traduzione Fabrizio Sinisi

adattamento e regia Andrea De Rosa

con (in o.a.) Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, Marco Foschi, Roberto Latini, Frédérique Loliée, Fabio Pasquini
scene Daniele Spanò
luci Pasquale Mari
suono G.U.P. Alcaro
costumi Graziella Pepe
realizzati presso Laboratorio di Sartoria del PICCOLO TEATRO DI MILANO – TEATRO D’EUROPA

produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

durata 75 min

“Sei tu”

La verità che Edipo sta cercando è chiara. Ma la luce di quella verità, per lui che è il campione della chiarezza, è troppo forte e infine lo acceca.

Considerato uno dei testi teatrali più belli di tutti i tempi, Edipo re di Sofocle rappresenta il simbolo universale dell’eterno dissidio tra libertà e necessità, tra colpa e fato. Arrivato al potere grazie alla sua capacità di “far luce attraverso le parole”, abilità che gli aveva permesso di sconfiggere la Sfinge che tormentava la città di Tebe, Edipo è costretto, attraverso una convulsa indagine retrospettiva, a scoprire che il suo passato è una lunga sequenza di orrori e delitti, fino a riconoscere la drammatica verità delle ultime, desolate parole del Coro: “Non dite mai di un uomo che è felice, finché non sia arrivato il suo ultimo giorno”.

In una città che non vediamo mai, un lamento arriva da lontano. È Tebe martoriata dalla peste. Un gruppo di persone non dorme da giorni. Come salvarsi? A chi rivolgersi per guarire la città che muore? Al centro della scena, al centro della città, al centro del teatro c’è lui, Edipo. Lui, che ha saputo illuminare l’enigma della Sfinge con la luce delle sue parole, si trova ora di fronte alla più difficile delle domande: chi ha ucciso Laio, il vecchio re di Tebe? La risposta che Edipo sta cercando è chiara fin dall’inizio, e tuona in due sole parole: “sei tu”. Ma Edipo non può ricevere una verità così grande, non la può vedere. Preferisce guardare da un’altra parte. Sarà la voce di Apollo, il dio nascosto, il dio obliquo, a guidarlo attraverso un’inchiesta in cui l’inquirente si rivelerà essere il colpevole. Presto si capirà che il medico che avrebbe dovuto guarire la città è la malattia. Perché è lui, Edipo, l’assassino e quindi la causa del contagio. La luce della verità è il dono del dio. Ma anche la sua maledizione.

La nuova regia di Andrea De Rosa, che torna per l’occasione a lavorare con Fabrizio Sinisi dopo la fortunata collaborazione sul testo di Processo Galileo, parte dalla storia di Edipo re che ruota attorno alla verità, proclamata, cercata e misconosciuta. “Il sapere è terribile, se non giova a chi sa.” Nello spettacolo di De Rosa, Edipo è interpretato da Marco Foschi, affiancato da Roberto Latini nel ruolo di Tiresia, da Frédérique Loliée nella parte di Giocasta, Fabio Pasquini di Creonte e da un coro dalle molteplici voci di Francesca Cutolo e Francesca Della Monica. La messa in scena di Edipo re si avvale dell’intervento artistico di Graziella Pepe ai costumi, Pasquale Mari alle luci e di G.U.P. Alcaro ai suoni, questi ultimi, tra le molte collaborazioni, hanno affiancato De Rosa in Solaris. Le scene sono state affidate a Daniele Spanò.

Note di regia di Andrea De Rosa
La novità più importante di questo adattamento del testo di Sofocle consiste nell’aver affidato allo stesso attore i ruoli di Tiresia e di tutti i messaggeri. Non si tratta solo di uno stratagemma registico, ma di mettere in scena un personaggio che, di volta in volta, rappresenti una manifestazione del dio Apollo, della sua voce oscura, dei suoi oracoli. Questo spettacolo sarà per me un proseguimento del lavoro iniziato con Le Baccanti. Se in quello tutto ruotava intorno alla figura e alla voce di Dioniso, in questo il protagonista nascosto sarà Apollo. A queste divinità non dobbiamo smettere di prestare ascolto se è vero, come dice Platone, che “i più grandi doni vengono dati agli uomini dagli dèi attraverso la follia”. A quella follia è sicuramente legata la nascita, forse anche il destino, del teatro occidentale.

Note sul testo di Fabrizio Sinisi
Questa traduzione di Edipo re la considero, in un certo senso, un saggio su Apollo. Non solo perché Andrea De Rosa mi ha domandato di comporre appositamente un inserto originale che funzionasse come una sorta di preghiera, capace di evocare alcune fra le caratteristiche meno conosciute di questo dio spesso considerato solare e aggraziato – Apollo come essere capriccioso, vendicativo, infantile, ambiguo, competitivo, sanguinario. “Il dio con il coltello in mano”, come scrive Marcel Detienne. Ma soprattutto perché l’oscura e indefinibile specificità di Apollo è sicuramente legata al rapporto col linguaggio. Profezie, nascondimenti, mediazioni, enigmi – insomma “le parole del dio”, un’espressione che ricorre spesso in questo spettacolo – fanno di Edipo re una vera e propria “tragedia del linguaggio”. È nel linguaggio che la verità, qualunque essa sia, “va in scena”, non tanto come lo sviluppo di un racconto quanto come lo svolgimento di un rito, di un mistero.

Note sulle scene di Daniele Spanò
Quello realizzato è un allestimento spaziale dal carattere fortemente installativo che dichiara con crudezza la sua funzionalità: dare luce. Una selva di fari teatrali disordinatamente distribuiti sul fondo, prendono forma e si organizzano avanzando nello spazio fino a descrivere un emiciclo al centro del palcoscenico; il tempio del dio Apollo.  A delineare ulteriormente il tempio, una schiera di pannelli dorati capaci di catturare i raggi luminosi riportandoli allo spettatore. Una linea bianca, segno che prende forma dal gesto, è tracciata invece su sette pannelli trasparenti ad occludere la vista di coloro che non possono o non vogliono vedere la verità. La luce è dunque il vero protagonista di uno spazio scenico pensato per mettere in risalto le sue innumerevoli caratteristiche fisiche, drammaturgiche e simboliche.

Note sulle luci di Pasquale Mari
Interrogare la luce del dio è rischioso. Riceverne in pieno viso il fascio può accecare. Edipo, una volta a Colono, esiliato e cieco, non smetterà per il resto dei suoi giorni di maledire il carro del Sole guidato da Apollo, che porta vita e conforto agli umani ma può anche annientarli. In questo adattamento il profeta anche lui cieco Tiresia si fa voce di Apollo fin a indentificarsi con un dio che forse ha guardato in viso una volta di troppo perdendo la vista. Nel nostro lavoro ci parla dal centro di un emiciclo di un luci rivolte verso Edipo e verso noi spettatori che viviamo e compatiamo fisicamente la sua condizione. Per la foresta di luci immaginata da Andrea De Rosa e Daniele Spanò per questo allestimento, ho scelto lampade PAR (parabolic aluminium reflector), incandescenti e analogiche, che stanno per scomparire ma che sono tutt’ora il migliore strumento ideato dall’uomo per simulare sulla scena i raggi del sole al tramonto

Note sul suono di G.U.P. Alcaro
La voce e la vocalità al centro del lavoro, una ritualità mantrica che evoca immagini sonore. Voce come strumento generativo che si fa materia in un deserto atonale fatto di ombre e sussurri. Incursioni acustiche che irrompono come squarci di luce.

Note sui costumi di Graziella Pepe
È la prima volta che affronto la tragedia di Edipo ed entrando sempre più in profondità nel racconto, ho iniziato a lavorare sentendo di dover tradurre una sensazione più che rappresentare dei singoli personaggi. Con Andrea abbiamo immaginato persone consumate dal dolore, che non dormono da giorni; quindi, con gli abiti regali che vanno perdendo splendore via via che la verità viene svelata. È stato proprio il concetto di svelamento a guidare il disegno dei costumi: c’è sempre una verità che si intravede ma che resta celata, scivola tra le pieghe delle camicie di seta e luccica tra i ricami preziosi. Ho scelto tessuti trasparenti, leggeri e morbidi che avvolgessero e proteggessero segreti e verità. Colori profondi ma cangianti, tonalità tra il blu e il verde nel cercare di raccontare questo stato d’animo, questo bilico tra sapere e credere di non sapere, di vite che si consumano nel fronteggiare un destino già segnato.

Andrea De Rosa
Regista teatrale di prosa e opera lirica, Andrea De Rosa (1967) è stato direttore del Teatro Stabile di Napoli e dal 2021 è direttore del TPE Teatro Astra di Torino (Fondazione Teatro Piemonte Europa – Teatro di Rilevante Interesse Culturale). I suoi lavori in prosa sono caratterizzati da uno spiccato senso di ricerca teatrale/filosofica e dimostrano un grande interesse per i personaggi tragici; con Fedra di Seneca ha vinto il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro 2015 per il miglior spettacolo dell’anno. Nel 2021 ha vinto il Premio Hystrio alla regia. Nell’opera spazia dal Novecento al melodramma ottocentesco, fino al primo Novecento di Puccini e Granados. Le sue produzioni sono state rappresentate in teatri quali il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Regio di Torino, il teatro La Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Teatro Real di Madrid, il Municipal di Sao Paolo, il Sao Carlos di Lisbona, la Royal Opera di Copenaghen, il Mariinsky di San Pietroburgo, Il Festival di Pentecoste di Salisburgo. Nel febbraio 2024 ha firmato la messa in scena di Un ballo in maschera di Verdi al Teatro Regio di Torino con la direzione di Riccardo Muti.

Fabrizio Sinisi
Drammaturgo, poeta e scrittore, lavora stabilmente con i maggiori teatri nazionali, collaborando con i più importanti registi della scena italiana. Suoi lavori sono stati tradotti e rappresentati anche in Austria, Croazia, Egitto, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. Ha ottenuto la menzione dell’American Playwrights Project, il Premio Testori per la Letteratura e il Premio Nazionale dei Critici di Teatro.

Francesca Cutolo
Ha lavorato con i più importanti registi di prosa del teatro italiano, tra cui Mario Martone, Carlo Cecchi, Roberto Andò e Antonio Latella. Al teatro affianca da sempre il cinema, lavora per trasmissioni radiofoniche, film TV e serie televisive di grande successo, tra cui The Young Pope e The New Pope per la regia di Paolo Sorrentino.

Francesca Della Monica
Una delle voci più originali nel panorama della musica sperimentale italiana. Lavora come compositrice delle partiture vocali e come preparatrice vocale con importanti registi, ed è stata preparatrice vocale e musicale di Dario Fo.

Marco Foschi
Al fianco di Giorgio Albertazzi in Moby Dick all’Odéon di Parigi, e con Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano, al teatro ha sempre alternato il cinema e la televisione (miglior attore al Festival di Annecy 2004, menzione d’onore al Cleveland International Film Festival). Ha ricevuto il Premio Ubu come miglior attore giovane (2003), il premio Coppola Prati, il Premio dell’Associazione Critici Italiani, il premio Flaiano, il premio Le Maschere del Teatro, il premio Cavalierato Giovanile.

Roberto Latini
Attore, autore, regista, ha ricevuto il Premio Sipario 2011, il Premio Ubu 2014 – Miglior Attore, il Premio della Critica nel 2015 (interpretazione e regia), il Premio Ubu 2017 – Miglior Attore, il Premio Le Maschere del Teatro – Miglior Spettacolo (regia). Ha diretto ll teatro comico di Carlo Goldoni, produzione Piccolo Teatro di Milano nel 2018. Tra i suoi ultimi lavori Pagliacci All’uscita, da Leoncavallo e Pirandello, e Romeo e Giulietta – stai leggero nel salto.

Frédérique Loliée
Frédérique Loliée è un’attrice francese che lavora in Francia e in Italia. In Italia, diretta da Andrea De Rosa, ottiene il Premio speciale Golden Graal 2006. Lavora al Teatro Stabile di Genova con Matthias Langhoff e Marcial Di Fonzo Bo tra gli altri, e nel 2022 torna a recitare con Matthias Langhoff in Riva fatiscente-Medea/materiali- Paesaggio con Argonauti di Heiner Müller, al Teatro Astra di Torino. Partecipa al film Noi credevamo di Mario Martone.

Fabio Pasquini
Lavora in teatro ricoprendo ruoli da protagonista con importanti registi; al cinema con i fratelli Taviani e con la regista Marlene Gorris accanto a Emily Watson e John Turturro. Ha partecipato a sceneggiati radiofonici RAI e a varie fiction televisive.

Daniele Spanò
Dopo una formazione da scenografo inizia l’attività di regista e artista visivo nell’ambito della performance e della videoarte, e firma il disegno video di numerosi spettacoli teatrali. Tra le collaborazioni più importanti quella con il videoartista Gary Hill per la realizzazione della sua installazione al Colosseo di Roma, e la partecipazione al format televisivo scritto e condotto da Takeshi Kitano. Dal 2012 al 2015 è consulente artistico per la Fondazione Romaeuropa. In ambito della videoarte realizza installazioni multimediali sia per spazi pubblici sia per gallerie private (al Made in New York – Media Art Centre; al Cafesjian Center for the Arts di Yerevan-Armenia; al Festival dei Due Mondi – Spoleto).

Pasquale Mari
Direttore della fotografia e disegnatore luci, è attivo nel teatro di prosa, d’opera e nell’arte contemporanea. Collaboratore da lungo tempo di Andrea De Rosa ha lavorato con lui di recente in Solaris (premio Ubu alle luci 2021) e per Processo Galileo. Nel febbraio 2024 ha firmato le luci della sua regia di Un ballo in maschera diretto dal M° Muti al teatro Regio di Torino. Con Mario Martone ha aperto nel 2017 la stagione del Teatro alla Scala con Andrea Chénier, e ha lavorato alle produzioni televisive per RAI Cultura e Teatro dell’Opera di Roma de Il barbiere di Siviglia (Premio Abbiati), La traviata, e all’opera-film Bohème del 2022. In ambito cinematografico, tra le sue direzioni della fotografia più importanti ricordiamo Teatro di Guerra di Martone, Il Bagno turco e Le Fate Ignoranti di Ozpetek, L’Uomo in più di Sorrentino, Lezioni di volo di Archibugi, L’Ora di religione e Buongiorno, Notte di Bellocchio. Nel 2021 ha pubblicato con Cristina Grazioli il volume Dire Luce, ed. Cue Press.

G.U.P. Alcaro
È sound designer e musicista, cura progetti musicali di ricerca come produttore artistico. Condivide il palcoscenico con diversi attori come Luigi Lo Cascio, Fabrizio Gifuni e Sergio Rubini, oltre a progettare drammaturgie sonore per il teatro di prosa con i migliori registi italiani vincendo il Premio UBU 2014 per Quartett di Heiner Müller e nel 2023 per Lazarus di Valter Malosti. Collabora stabilmente con Andrea De Rosa.

Graziella Pepe
Dal 2015 firma i costumi di spettacoli diretti da Antonio Latella in Italia (Piccolo Teatro di Milano, in Svizzera (Theater Basel), in Germania (Residenztheater di Monaco di Baviera) e in Austria (Burghtheater di Vienna). Collabora negli anni con diversi registi alla Biennale di Venezia e con l’Accademia D’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma.