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25-26 marzo | martedì e mercoledì h 21

ERODIADE

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di Giovanni Testori

con Francesca Benedetti
Regia di Marco Carniti
Musiche Originali David Barittoni
Video Artist Francesco Scandale
Aiuto regia Francesco Lonano

“Erodiade” è un’opera teatrale scritta da Giovanni Testori, uno degli autori più significativi del panorama letterario e teatrale italiano. La pièce esplora la figura biblica di Erodiade, madre di Salomè, in una narrazione ricca di intensità drammatica e di profondi significati simbolici.
Testori ribalta il mito spostando ambizione e passione da Salome’ ad Erodiade analizzandone la complessa relazione con la figlia e dichiarando apertamente l’amore totale per il profeta Jokanaan.
Francesca Benedetti, una delle attrici più apprezzate del teatro italiano, con la sua straordinaria potenza scenica risalta le sfumature più intime dei personaggio e nella regia visionaria di Marco Carniti, lo spettacolo mira a esplorare temi universali e a stimolare un dialogo sui dilemmi morali e le complessità della natura umana.
Un evento teatrale di grande impatto e un’esperienza unica e indimenticabile per il pubblico, che mira a valorizzare il patrimonio culturale e artistico italiano.

Note di Regia:
Erodiade per Giovanni Testori si fa corpo, metà Dio, metà donna scoprendo il lato ambiguo e fluido della sua virilità.
Francesca Benedetti, musa dell’autore milanese, affronta la scrittura testoriana per celebrare il Centenario dalla morte, facendosi carne e sangue e immergendosi in un flusso verbale senza precedenti per restituire al pubblico, il mito ribaltato di un personaggio controverso e trasgressivo come Erodiade, che oggi si fa vittima più che carnefice.
È accaduto a Testori quello che era già accaduto a Victor Hugo, scrivere e disegnare nello stesso tempo: far nascere insieme parola e disegno in un gioco intenso di segni a rendere visibile il volto della poesia.
Testori disegna lui stesso la metamorfosi della testa di Giovanni Battista creando svariate tavole pittoriche che scorrono come violente sciabolate sul fondale durante lo spettacolo e che diventano l’oggetto, il simbolo, il mondo dell’infinito dolore e della disperazione.
Testori assume la parte del carnefice strappando la testa con tutti i suoi fili e la sua carne e rappresenta la condizione del sangue umano che si raggruma e immediatamente si corrompe e imputridisce. Disegna il carcere del sangue con tale forza da seppellire nel buio la stessa immagine del Dio vivente.
La nostra prigione è l’interno della testa del Battista: vittima della nostra orrenda insensibilità.

Marco Carniti